Novembre 2009
Sul treno Skybot giocerellava col palmare ad un gioco di qualche anno fa , in cui doveva catturare i nemici con delle bolle e poi farle esplodere. Il clima di calma apparente era in netto contrasto con quanto stava accadendo fuori in ogni piazza, una nuova caccia alle streghe , dove la strega era un uomo che una volta era potente.
Tutto cio’ non lo interessava minimamente.
Diede un’occhiata all’orologio, sarebbe arrivato alla stazione in cui doveva scendere fra pochiminuti, da li lo aspettava una bella scarpinata.
Si guardo’ intorno, per vedere se poteva identificare altri partecipanti, e ne vide almeno due, un ragazzo ed una ragazza. Occhi sfuggenti, sguardo distratto, intenti a guardare fuori dal finestrino con un’insistenza innaturale. Nessuno sguardo d’intesa, nessun cenno. Si ignorarono vicendevolmente.
Controllo’ il suo zaino, come se il suo contenuto potesse essere stato rubato in qualche decimo di secondo in cui era rimasto concentrato col suo giochino, ma no, era ancora li ,tutto dove doveva essere. Annui’ a se stesso, mentre un briciolo di eccitazione cominciava a montargli nello stomaco.
Il treno comincio’ a rallentare, e Skybot si incomincio’ a preparare, raccogliendo tutti i suoi bagagli. Anche gli altri due scesero alla stessa fermata, ma appena sceso dal treno sparirono dalla sua vista. Controllo’ la mappa e si incammino’ seguendo le istruzioni,l’aspettavano almeno una buona ventina di minuti di scarpinata, che sarebbe stata resa meno agevole dal peso che si portava nelle spalle. La stazione era proprio a ridosso della spiaggia ma il luogo dell’incontro era nascosto fra le colline che le stavano dietro. Un piccolo sentiero sembrava indicare la via da seguire e skybot la prese di buona lena.
Di tanto in tanto controllava se le indicazioni che aveva downloadato avessero un riscontro col tortuoso percorso che stava seguendo, fino a quando trovava la conferma seguente.la strada era davvero poco pratica, e tremendamente in salita; non era abituato a fare molto movimento fisico.
Davanti a se, intravide altra gente che lo precedeva, ma erano divese centinaia di metri piu’ in la e non riusciva a vederli bene in faccia.
Poi, all’ennesima svolta del sentiero, vide in lontananza il luogo dell’incontro. Controllo’ col palmare, c’era gia’ campo. A quella distanza lo sharing era gia’ enorme. Sorrise, e prese dallo zaino la maschera che aveva scelto. Era andato sul classico, con Bill. All’entrata gli furono controllati i dati, dovette inserire una password e un’userid, e poi entrare nel suo dominio da dove doveva cancellare un file.
Una volta riconosciuto, fu fatto entrare.
All’interno c’erano circa 350 persone, facendo una stima grossolana. Vide le grandi antenne che irradiavano la banda localizzata, si trovo’ un’angolo e si mise al lavoro.
Tutti gli utenti erano concentrati sul loro lavoro, nonostante fossero a pochi metri l’uno dall’altro non si rivolgevano la parola, era una legge non scritta di quei meeting a cui tutti si attenevano quasi religiosamente.
Il sole era alto, faceva caldo ma nonostante il sudore continuava senza tregua a digitare sulla tastiera. Il silenzio era quasi irreale.
Dopo quattro ore, un tizio seduto abbastanza in centro, alzo’ le braccia, gli altri lo guardarono per un’attimo, poi ripresero a digitare. Il tizio si alzo’ , fece i bagagli e si avvio’ verso l’uscita.
Ad uno ad uno, anche gli altri abbandonarono la loro postazione. Uscendo, si potevano notare le scottature sulle braccia, mentre la faccia, coperta dallla maschera, era un bagno di sudore. Quasi tutti non aspettavano altro che levarsi di torno per togliersela, e skybot era ovviamente uno di questi. Rimase fino a quasi alla fine, cercando di sfruttare ogni minuto. Aveva quasi finito lo spazio e decise che per quella giornata aveva fatto abbastanza.
Raccatto’ i bagagli, si guardo’ in torno, e incomincio’ ad incamminarsi verso la stazione. Appena fu fuori dalla portata di occhi indiscreti si tolse la maschera, era un bagno di sudore, e cerco’ di accelerare per arriavare prima che il sole calasse, voleva fare un bagno prima di prendere il treno.

L’acqua era fresca, e mentre faceva il bagno ripassava mentalmente quello che aveva scaricato in quelle ore. Era arrivato con circa 800 terabyte di spazio vuoto e circa 100 di materiale da condividere, quando era uscito gli erano rimasti qualche giga scarso libero. La legge che aveva proibito le reti di scambio su internet era in vigore da circa un’anno, l’ultimo regalo di quel porco che adesso veniva preso a pietrate, ma ancora , in virtu’ degli accordi con gli americani, era attiva e di fatto impediva lo sharing attivo in rete. Torno’ a riva, si asciugo’ e diede un’occhiata a quello che aveva scaricato.
Tutta la musica prodotta dal 69 al 74, svariate discografie e filmografie, sofware a iosa , ne avrebbe avuto per un bel po’ di settimane. Fece per chiudere,ma la sua attenzione fu catturara da un file nella root, che era sicuro di non aver scaricato, la sua directory predefinita era un’altra e sicuramente non aveva messo in sharing quella locazione, ne tantomento avrebbe permesso ad un’esterno di scrivere sul suo computer. Diede un’occhiata al log, e indubbiamente quel file era stato messo li da qualcuno. Lo scanno’ e non trovo’ niente di male, nessun virus , porcate o altro.
Non lo apri’ subito, decise che avrebbe aspettato di arrivare a casa. Pero’ quel file lo incuriosiva assai.
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Chissa’ cosa nascondeva.